Recensione: Gianfranco Vergoni, Il cielo d’erba

Che cosa succede a una coppia quando uno dei due intraprende una transizione di genere? Lo racconta Gianfranco Vergoni nel suo romanzo d’esordio,"Quando a parlare è il corpo" (Longanesi, 2023), la cui recensione è di Anna Da Re. Vergoni riflette su quale possa essere il cambiamento più radicale a cui possa andare incontro una persona. E ha pensato che questo cambiamento sia la transizione di genere. Nel romanzo Francesco conosce Viola, si innamorano, si sposano. Nel tempo il malessere di Viola prende un nome e dei contorni e riguarda la sua identità di genere.

I corpi, che rappresentano il nostro stare nel mondo, che ci portano in giro e ci rendono reali e tangibili agli occhi e ai gesti di tutti, i corpi nel libro Il cielo d’erba di Gianfranco Vergoni (Longanesi, 2023) parlano, e molto.

Inascoltati, come quasi sempre. Da se stessi in primis.

Viola e Francesco

Parla il corpo di Viola, con le sue trasformazioni guardate a vista, con i suoi progressi verso una condizione cercata con tale forza da non poter sopportare nessuna opposizione. Forse non è felice, il corpo di Viola, di tutto quel testosterone da cui viene inondato, ma lo assorbe e lo usa. È come se accettasse di farsi guidare dall’anima di Viola: si fida, le dà retta, la asseconda, e tutto più o meno funziona.

Alza invece proteste sempre più forti e plateali il corpo di Francesco, al quale apparentemente nulla è stato chiesto. Ma che non riesce ad accettare quello che l’anima di Francesco invece pensa di poter assorbire, senza conseguenze.

Vi ho portato subito in medias res, come si dice. Nel cuore di questa storia un po’ sconvolgente, un po’ commovente, che resta con noi parecchio dopo che abbiamo chiuso il libro.

“E improvvisamente mi appare. Davanti agli occhi, il cielo azzurro della tarda estate romana ha cambiato posizione, è diventato il basso, la base. Al suo posto, ciuffi verdi capovolti, oscillanti, come anemoni sul soffitto di una grotta sottomarina. Il mondo al contrario, la sua bellezza invertita. La paura, la fatica, il coraggio di andarlo a scoprire. Il cielo d’erba.”

Un amore vero

Francesco è sposato con Viola. Ma Viola vuole essere Vittorio, e lo diventa. Gradualmente, ma con fin da subito la chiarezza di volere e dovere andare fino in fondo.

Francesco si illude che la trasformazione, la transizione, sia solo parziale, che almeno per lui Vittorio continui ad essere Viola. Il corpo di Francesco lo capisce subito, che non è possibile e che la dilazione, nell’accettare la realtà, non fa bene a nessuno. E parla: non ne vuol più sapere di mangiare, vomita senza preavviso, si imbruttisce. A voglia fare esami, radiografie, ecografie, scandagli più o meno dettagliati e profondi. Apparentemente, il corpo di Francesco non ha nulla che non va. Perchè appunto gli sta solo mandando un messaggio, e continuerà a farlo finché non verrà ascoltato.

“Poi ci ripenso. Sul fatto che Viola sia una donna, per me non c’è dubbio. Eppure è vero che se puliamo la casa insieme, se spostiamo un mobile, tipo quando abbiamo portato su per le scale la nuova cucina a gas, in quei momenti ho anch’io l’impressione di avere a che fare con un mio pari.”

Un amore che non vuole smettere

Il fatto è che Francesco ama Viola e non vuole smettere di amarla. Come potrebbe? Ha trovato in lei per la prima volta il coraggio di essere se stesso. Ha trovato qualcuno che lo apprezza per quello che è. Come si possono lasciar andare delle cose così preziose? Come si può immaginare che una volta trovate in realtà diventeranno nostre (sono sempre state nostre) e non le potremo perdere mai più, anche se perdiamo chi ce le ha fatte trovare?

È difficile capire, se non hai capito già

Ci vuole un libro intero, per capirlo. Come diceva Guccini, d’altronde, “è difficile capire, se non hai capito già” (la canzone è Vedi cara).

Innamorarsi è facile. Continuare ad amare qualcuno mentre cambia (e tutti cambiamo anche senza volerlo), è lì che viene il bello. È quello il passaggio che le coppie spesso non riescono a fare. E forse anche per questo Francesco e Viola cercano in tutti i modi di conservare la loro felicità di coppia, che è meravigliosa e sorprendente e vera, nel corso di una transizione, quella di Viola da donna a uomo, che è forse la più radicale e inimmaginabile.

Lui non ha paura di niente. Ha messo online anche le foto della falloplastica. Per una cosa del genere devi proprio stare bene col tuo corpo.

Occhi verde biglia, la frangia corvina e cerosa dei manichini, dalle punte di nylon trasparente. Come riconoscerla, adesso che ha nominato, rivelato cose inenarrabili? Chi è, cosa è, la creatura aliena che mi siede vicino, troppo vicino, sul tappetino kilim di MondoCasa lavabile a trenta gradi?

Frà, lo so che è difficile. Ma non sai quanto sono felice adesso.

Allunga una mano rettiliana ad artigliarmi il viso, per divorarmi gli occhi, per strapparmi la lingua. “Non vedevo l’ora che tu sapessi tutte queste cose!

Corro in bagno a vomitare l’anima.

Il cambiamento e il coraggio

Il racconto di questo passaggio, dettagliato, preciso, senza sconti e senza concessioni, è il racconto di come il cambiamento dell’uno porta al cambiamento dell’altro, ma anche di come restare insieme alle volte non è possibile. L’amore non può tutto, non supera tutti gli ostacoli, non vince su tutto. Però nel dirci questo Vergoni non ci deprime, non ci fa sentire come se fosse caduta un’illusione. Anzi ci mostra come l’amore è una forza potentissima, con un potere trasformativo che possiamo usare per crescere, evolverci.

Se Viola, alla fine di questo bel romanzo, è diventata Vittorio, Francesco è diventato un altro Francesco. Avrà abbandonato le insicurezze e le fragilità per una compiutezza e solidità che ha conquistato lottando e perdendo. Lascerà andare Viola, ma lui resterà, pronto a continuare la sua vita con tutto quello che insieme a Viola ha capito e accolto di se stesso. Pronto quindi ad accettare che la vita va come vuole lei, ma che noi possiamo affrontare le bonacce e le tempeste tenendo saldo il timone.

C’è molto coraggio in questo romanzo, e coraggio è una parola che ha la stessa radice di cuore. – Anna Da Re

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