L’onnipresenza dei corpi – sono ovunque. In una folla se ne possono vedere trenta, trecento, tremila e giù con qualsiasi altro elevamento a potenza, a formare ora una massa compatta e omogenea, riconoscibile e in uniforme, ora un’enorme macchia variopinta, e possono marciare al ritmo delle peggiori e più disumane intenzioni o gridare all’unisono un desiderio di libertà. Quando si riducono a due, i corpi continuano quest’infinita produzione di combinazioni; due sono i corpi in un amplesso d’amore o in uno stupro, il loro incontro genera interminabili possibilità. E non si risolve la stramberia aritmetica nemmeno quando il corpo è singolo, da solo. Basti pensarlo su un lettino medico o nello studio dello psicologo, quando è diagnosticato, sondato, operato, inciso, attaccato, decomposto, smembrato, curato. Multiforme complessità, quindi, quella attraversata da Olivia Laing nel suo ultimo testo, Everybody. Un libro sui corpi e sulla libertà, pubblicato in Italia da il Saggiatore (2022) nella traduzione di Alessandra Castellazzi.
Una costellazione di esistenze
Lo schema è quello tipico della scrittrice britannica, che infila delicatamente lo spago della sua analisi unendo numerosissime biografie come si fa coi pendagli di una collana. Le riflessioni sul cancro in Susan Sontag e le pulsioni estreme descritte da Sade, le disamine di Canetti sui pericoli della massa e le ispirazioni dietro le canzoni di Kate Bush, e poi ancora Isherwood, Lombroso, Oscar Wilde, Nina Simone, Virginia Woolf, la Stonewall del giugno 1968, ovviamente Freud e, a poche pagine di distanza l’uno dall’altra, il Ku Klux Khan e l’arte dell’erboristeria.
A dimostrarci ancora che l’arte dell’elenco, del collage variopinto che travalica il foglio dello scarabocchio e s’allarga per bisogno d’ampiezza agli appunti affissi alla parete, resta insieme la migliore resa e la più efficace risoluzione delle tematiche centrali dell’umano.
Un’unica esistenza rimane salda, scheletro portante di tutto il libro; quella di Wilhelm Reich, psichiatra molto vicino al padre della psicologia che si interessò, nei decenni più caldi del Novecento, a ciò che avrebbe poi battezzato ‘energia orgonica’, una forza universale che pervade tutto il cosmo e che gli fornì la base per i suoi saggi sulle cause della malattia fisica nella condotta dell’esistenza di ciascuno di noi e sulle nevrosi sessuali come solidi antecedenti dei nazionalismi totalitari.
Corpo materiale e corpo sociale
La figura di Reich, la cui influenza sembra penetrare in tutto il pensiero occidentale moderno, permette infatti a Olivia Laing di focalizzare all’interno della “lingua testarda ed elusiva parlata dal corpo” le due concretizzazioni più importanti di quest’ultimo: il corpo materiale e il corpo sociale.
Da un lato, nei primissimi capitoli, è la malattia a permettere all’autrice di sondare il primo. Alla soglia dell’estinzione, placcati nella diagnosi di una rivoluzione dei tessuti e delle cellule, i corpi infatti si aggrappano alle motivazioni più disparate, scandite dal gocciolio dei sensi di colpa.
Ma quando la violenza viene inflitta dall’esterno, quando cala accompagnata da motti razzisti o viene scontata dentro le celle di quella fallimentare istituzione che chiamiamo prigione, pulsioni fisiologiche e movimenti muscolari travalicano la materia e diventano qualcos’altro.
E qui lo sguardo illuminante dell’autrice si fa assai profondo e prezioso, come nella definizione da incorniciare che dà del concetto di Libertà:
“trovare un modo di vivere senza essere intralciati, ostacolati, danneggiati oppure distrutti attivamente dal costante consolidamento di idee su cosa sia concesso alla categoria di corpi cui siamo stati assegnati”.
Chiamati a essere consapevoli
Ridondante sottolineare quanto questo testo sia fondamentale per i nostri tempi; la stessa autrice ci tiene a condividere con il lettore l’incastro perfetto della stesura dell’opera, iniziata durante la crisi dei rifugiati nel 2015 e portata a termine sotto la doppia combinazione della pandemia di Covid-19 e delle rivolte del Black Lives Matter. Corpi abbandonati e in fuga, corpi malati e rinchiusi, corpi disprezzati e in marcia. Ma Olivia Laing non cavalca solo i grandi nomi e i mega eventi; in Everybody, come anche nei testi precedenti, le sue pagine pullulano soprattutto di artisti, più o meno conosciuti, e il testo si fa spesso immersione nelle loro opere e nelle loro ispirazioni. Colorato e spinoso, Everybody è un importante aiuto per un impegno cui tutti siamo chiamati, quello di vivere consapevolmente la nostra presenza sulla terra. – Lamberto Santuccio