Rencesione: Albert Camus, Caro signor Germain

Albert Camus, appena ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, scrive al suo ex maestro di Algeri, colui senza il quale “niente di tutto questo sarebbe accaduto”, tutta la sua gratitudine. Nel libro edito da Bompiani (2024), di cui vi propongo la recensione, sono riuniti sia la corrispondenza tra i due uomini sia un estratto da "Il primo uomo", in cui appare il personaggio del maestro Bernard. Un'edizione sotto forma di omaggio a questo magnifico legame di gratitudine e tenerezza tra allievo e maestro.

“Caro signor Germain,…”. Così inizia la prima lettera di questa raccolta, così come tutte le lettere che Camus indirizzò al suo maestro ad Algeri. Bompiani ne propone la traduzione italiana a cura di Yasmina Melaouah in occasione de centenario della nascita di Albert Camus (1913-1960).

Il libro, di cui vi propongo la recensione, ripercorre tutta la corrispondenza tra i due uomini, dove vediamo un signor Germain, modesto e ammirato maestro di scuola, e un Camus pieno di gratitudine verso l’uomo che lo ha messo di fronte al suo destino. E contiene anche un estratto del Primo uomo, il suo grande romanzo incompiuto, in cui appare il personaggio dell’insegnante signor Bernard, la cui identità di docente modello non lascia spazio a dubbi: egli è la maschera dell’amato maestro.

La lettera dopo il Nobel

E’ la mia lettera preferita, perché contiene la manifestazione di una riconoscenza sincera, che ogni educatore spera di ricevere. Infatti, dopo aver appreso che gli era stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura nell’ottobre del 1957, Albert Camus espresse la sua eterna gratitudine in una lettera al suo ex insegnante, come omaggio universale al “mestiere più bello del mondo”. Uno sguardo al legame tra lo studente che divenne vincitore del Premio Nobel per la letteratura e il maestro che non dimenticò mai. A Louis Germain dedicherà molto simbolicamente il suo discorso di Stoccolma. Camus nella lettera del 19 novembre 1957 confessa:

“Caro signor Germain,
ho aspettato che si placasse un po’ il clamore che mi ha circondato in tutti questi giorni per poterle finalmente rivolgere qualche parola venuta dritta dal cuore. Mi è stato fatto un onore troppo grande, che non ho né cercato né sollevato. Ma quando ho appreso la notizia, il mio primo pensiero, dopo mia madre, è stato per lei.
Senza di lei, senza la mano affettuosa che ha teso al bambino povero che ero, senza il suo insegnamento, il suo esempio, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.”

Chi è Louis Germain?

Il primo maestro di Albert Camus in Algeria. Proveniente da una famiglia stabilitasi a Saïda intorno al 1858, Louis Germain vi nacque il 20 dicembre 1884. All’età di diciotto anni entrò all’École Normale d’Instructeurs de la Bouzaréah, classe 1902/1904. Nell’ottobre 1919 fu nominato insegnante ad Algeri, presso la scuola di Aumerat. Rimase lì almeno fino al luglio 1924, prendendosi cura gratuitamente di alcuni studenti, dopo la scuola, per prepararli al concorso per le borse di studio.

Maestro di scuola, Louis Germain è l’uomo che persuase la severa nonna di Camus a consentire al bambino di proseguire gli studi e a ricevere una borsa di studio per proseguire gli studi e laurearsi poi in filosofia. Era questa l’unica via di accesso alla scuola superiore per questi ragazzi svantaggiati, e possiamo immaginare quanto rappresentasse come figura paterna per il giovane orfano Camus.

Un sodalizio

Ma c’è più del ricordo affettuoso del “figlio spirituale”, come si firma Camus, nei confronti del mentore. Proseguendo nella recensione del libro, non posso dimenticare che le lettere recano traccia di un sodalizio lungo una vita tra due uomini che affrontano dolori e gioie, sapendo di poter contare l’uno sull’altro. Scrive il maestro di un tempo il 22 novembre 1957:

“In sostanza, quindi, considero irrilevanti i miei meriti e grandissimi i tuoi. Comunque sia, nonostante il signor Nobel tu resterai sempre il mio piccolo Camus. Ovviamente sei su tutti i giornali. […] Era stato annunciato il tuo arrivo ad Algeri, poi hanno detto che il viaggio era stato rimandato. Al tuo prossimo soggiorno ad Algeri, vieni a trovarci se puoi, se i tuoi impegni te lo permetteranno. Ci farebbe piacere averti a pranzo con noi, se sarà possibile. Ma certo non complicare le cose per noi. Saremo felicissimi di rivederti, di abbracciarti, ma il tempo da dedicare a noi non lo devi sottrarre ad altro.” 

E ancora, nella lettera del 10 settembre 1958:

“P.S.: Non parlo spesso dei vostri figli, ma sono anche loro nei miei pensieri. Spero che si accingano a frequentare il prossimo anno scolastico con la ferma volontà di impegnarsi nello studio e di essere, come il loro papà, degli studenti esemplari.”

Mentre, in risposta il 19 dicembre, Albert Camus si scusa per il ritardo e non teme di mostrare la stanchezza per la messa in scena del suo adattamento de I demoni di F. Dostoevskij:

“Lavoro da mezzogiorno a mezzanotte e sono quindi costretto a lasciar accumulare la posta arretrata. Volvo ringraziarla di cuore per i “ricordi” che mi ha mandato. Il suo affetto ha reso la sua memoria troppo indulgente. Non ero così esemplare, e le mie pecche le ho avute eccome.”

Libero pensatore

Noto anticlericale, libero pensatore, difensore dei deputati comunisti arbitrariamente imprigionati in nome di leggi che criminalizzarono le opinioni politiche dell’opposizione, severo critico del colonialismo e sostenitore dell’indipendenza dell’Algeria.

Louis Germain fu per Camus un maestro speciale, desideroso di sviluppare lo spirito critico dei suoi studenti. E da maestro laico, nella recensione del libro, non posso dimenticare come, in una lettera datata 30 aprile 1959, non esiti a ribellarsi al suo ex allievo contro la distruzione della scuola da parte del fondamentalismo di alcuni cattolici:

“Prima di concludere, voglio dirti quanto mi fanno male, come maestro laico, i progetti nefasti orditi contro la nostra scuola. Personalmente, credo di aver rispettato durante tutta la mia carriera quel che di più sacro vi è nel bambino, ovvero il diritto di ricercare la sua verità. Ho voluto ugualmente bene a tutti voi e credo di aver fatto il possibile per non manifestare le mie idee e rischiare così di influenzare la vostra giovane intelligenza.”

Un’educazione liberale

Louis Germain insegnò ai suoi piccoli scolari la pluralità dei culti e delle religioni:

“A proposito di Dio (che è nel programma), dicevo che alcuni ci credevano  e altri no. E che ciascuno aveva il pieno diritto di fare quello che voleva. Allo stesso modo, riguardo alle religioni mi limitavo a indicare quelle esistenti, cui appartenevano coloro cui piaceva appartenervi.”

Questo tipo di insegnamento, in Algeria all’epoca, non piaceva a tutti:

“So che questo non piace a coloro che vorrebbero trasformare i maestri in commessi viaggiatori della religione e, per essere più precisi, della religione cattolica.”

Credendo in una nuova Algeria, Louis Germain decide di restare nel suo paese dopo gli accordi di Evian. Parla arabo, non beve alcolici e crede nell’unione delle comunità algerine. Il 10 settembre 1958 scrive ad Albert Camus del suo amico e vicino di casa Salah Bouakouir (1908-1961): 

“È una persona gradevolissima e ammodo, a cui sono certo concederai tutta la tua amicizia.”

Dopo il tragico incidente che costò la vita a Camus, Louis Germain decise di fare un lascito alla Biblioteca Nazionale di Francia per perpetuare la memoria del suo ex allievo. Si tratta di libri inviati e firmati da Camus, quattordici lettere autografe, una foto scolastica e un riassunto dei suoi ricordi di quando Camus era uno scolaro. Louis Germain chiamò questa eredità il suo “catalogo”, andato quasi perduto per sempre. – Carlo Albarello




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